Carinaro

Ci sono molte ipotesi sulla provenienza del nome, potrebbe derivare da Carinarum, uno dei casali di Atella a cui poteva appartenere, o dal nome latino di persona Carinus. Più fantasiosa è l'ipotesi relativa alla presenza di una fornace, detta calcara oppure quella secondo la quale deriverebbe da Carnaro, la regione che comprende la città di Rovigno, dove si conserva il corpo di Sant’Eufemia, patrona del comune.

In breve

Ci sono molte ipotesi sulla provenienza del nome, potrebbe derivare da Carinarum, uno dei casali di Atella a cui poteva appartenere, o dal nome latino di persona Carinus. Più fantasiosa è l'ipotesi relativa alla presenza di una fornace, detta calcara oppure quella secondo la quale deriverebbe da Carnaro, la regione che comprende la città di Rovigno, dove si conserva il corpo di Sant’Eufemia, patrona del comune.

Storia

Ci sono molte ipotesi sulla provenienza del nome, potrebbe derivare da Carinarum, uno dei casali di Atella a cui poteva appartenere, o dal nome latino di persona Carinus. Carinaro sorse nel territorio dell’antica Liburia Atellana, una regione assai fertile compresa tra il fiume Clanio, il bosco di Acerra ed il fossato di Napoli. A seguito delle invasioni barbariche, la popolazione della città osca di Atella, già famosa nell’antichità ed importante sede vescovile dell’Impero Romano d’Occidente, cercò rifugio nelle contrade vicine dando vita a piccole comunità agricole assediate da saraceni, greci e longobardi. Questi ultimi occuparono il casale di Carinaro, menzionato per la prima volta in alcuni scritti longobardi del V secolo come Cerinaru. L’arrivo dei normanni nella contea di Aversa (1030) segnò la rinascita dell’agro. Delle scarse notizie storiche di Carinaro in età feudale, sappiamo che al tempo di Giovanna II d’Angiò il feudo fu proprietà dei Sanframondo e che fu poi diviso tra gli eredi, venendo riunito di nuovo solo nel 1527 dai Brancaccio ed acquistato dai di Sangro nel 1580. Per più di due secoli, dal 1633 al 1851, furono duchi di Carinaro i Mormile, una delle famiglie più antiche e nobili napoletane, iscritta al seggio di Portanova. Dal primo volume “Per la mensa di Aversa” edito nel 1782, si scopre che nel 1497, sotto Federico d’Aragona, “Carginaro”, annotato come il tredicesimo casale di Aversa, contava 19 fuochi e il vicino villaggio di Casignano ne contava 8; nel 1689 Carinaro comprendeva 98 fuochi. Nel 1797, passata in proprietà al barone Ronchi e fatta oggetto alla sua morte d’una violenta contesa, contava 750 anime. In quest’epoca gli abitanti di Casignano furono assegnati alla sua parrocchia e le due circoscrizioni unificate. Nel 1928, con l’abolizione di Terra di Lavoro, Carinaro fu aggregata ad Aversa e riottenne la sua autonomia solo nel 1946.

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