Il palazzo, appartenuto prima al Barone Macrì, poi alla famiglia Lucà e, infine, a una famiglia emigrata, prende questo nome perché in antichità i vescovi di Gerace vi si recavano per sfuggire al calore estivo. La data di costruzione del palazzo non è nota, nonostante la facciata principale e gli elementi architettonici che la caratterizzano fanno dedurre che risalga alla fine dell’VIII secolo. L’edificio ha una pianta a L e si articola in due piani: al piano terra si trovavano, probabilmente, il porticato, il deposito e il frantoio. Il primo piano, invece, ospitava gli appartamenti degli ospiti, che ancora oggi mantengono gli affreschi dell’epoca. Gli appartamenti veri e propri si trovavano al primo piano, dove ancora oggi si possono ammirare degli affreschi. Ad oggi, il palazzo è proprietà privata.